Il citofono no

Non l’avevo considerato. Davvero.

Abito in un palazzotto di quelli vecchi, col portone grande grande e pesantissimo che è sfuggito miracolosamente alle regole dell’eugenetica portoncina di cui si parla qui (miracolosamente per gli spilungoni: io sono incredibilmente bassa, quindi chi cazzo se ne frega, anzi son contenta del fatto che anche i dinoccolati – per me, dal metro e settanta in poi – abbiano la loro dose quotidiana di difficoltà e fastidio). Ma non è tanto del portone che vorrei parlare, quanto del citofono dai molteplici cognomi collocato proprio alla sua destra. Da quando vivo in questa casa, succede una cosa tremendamente fastidiosa: mi suonano al citofono. Non gli amici, non il pizzaiolo, non l’ispettore della RAI, no. Mi citofonano tutti gli altri. Quelli che chiedono informazioni, quelli che vogliono sapere se c’è qualche casa in vendita, quelli che vogliono convincermi ad aiutare i bambini poveri al costo di un caffè, e poi, i peggiori: quelli della pubblicità.

Succede più o meno così: è l’alba delle undici e io sto dormendo il sonno dei giusti, oppure sono già sveglia e sto lucidando la mia collezione di manubri delle biciclette ed improvvisamente suona il citofono. Del mio appartamento e di quello di tutte e trentadue le altre persone che vivono nell’infame palazzotto. E così, sia che io balzi dal comodo giaciglio ed in preda all’ansia mi precipiti a rispondere rischiando finanche la vita nello scendere di corsa la scaletta, sia che io mi trovi già lì pronta a dire “Chi è?” con la voce di una graziosa fatina, in ogni caso, sentirò sempre e solo la voce di altri 5-6 coglionazzi che con voce altrettanto melliflua (la vicina ottantenne in realtà ha la voce roca ed il tono burbero) chiedono, estremamente curiosi: “Chi è?! Ma-chi-è!” mentre il furbo distributore di volantini avrà già imboccato la via del cortiletto interno grazie al dito del condomino più veloce del west.

Caro fratello meno fortunato che ti capisco, già fai un lavoro in effetti non bellissimo, stancante e debilitante e c’hai fretta di farti aprire il portone per lasciare la pubblicità e tanti altri pensieri per la testa, io posso anche sopportare il fatto che tu abbia bisogno di citofonare ogni santa mattina, è il tuo lavoro, è sacrosanto, voglio aiutarti. Ma in nome di ciò che è sacro, non pigiare tutti i tasti contemporaneamente dimostrando di essere un sostenitore della legge dei grandi numeri e del fastidio mattutino, perché se scopro dove abiti ti mando i Testimoni di Geova sotto casa, durante il tuo unico giorno di riposo (se ce l’hai).

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