Quel problema col sacchetto

Che la vita sia una continua e sistematica disinstallazione del sistema operativo installato da infanti e adolescenti è cosa ormai chiara. Ti dicono che serve impegno e che costa fatica, che l’onestà paga e i meriti vengono riconosciuti… quando non è ovviamente vero nulla. Accorgersene è purtroppo questione di anni, ma è come quando stai per comprare un auto o ti hanno consegnato il primo bancomat: vedi ovunque pubblicità di motori rombanti e sportelli ingoia tessere. Non può più non vederlo.

Così la pioggia di informazione che contrasta gli illusori insegnamenti di un’epoca andata è fitta, dura e gelata: come quando sei in fila al supermercato e sai che farai bene. Sai quanti sacchetti ti servono (o “buste”, se vivete in quelle zone dimenticate dal Signore che si ostinano a chiamare “buste” dei sacchetti di plastica), sai cosa hai comprato, sai disporre le bottiglie e tutto ciò che c’è di pesante in testa al tappetino automatico, così da insacchettarlo con precisione, ordine e soprattutto efficacia. Non è che sei un figo spaziale tu, è che serve, altrimenti non si sopravvive: le fragole sotto il latte, i tre chili di macinata rovesciati sui Pan di Stelle e via di questo passo. Oltretutto rischi lo sguardo severo della gente che ti segue e che attende le tue mosse. Sia mai.

E allora perché una signora tra i quaranta e i cinquanta deve impantanarsi e dimostrare la stessa abilità che sarebbe propria del tirannosauro di Toy Story? Con le braccina che mulinano inutili, mentre le patatine allo zenzero e basilico ricadono fuori dal sacchetto, mentre le confezioni di carote già affettate abbracciano il trio di scatolette di tonno e tutto quanto la cassiera sta impietosamente battendo e abbattendo in quel disordinato buco nero che confina con il sacchetto della spesa della signora rincoglionita.

Hai avuto tutta la vita per arrivare a questo punto e non solo evitarti la pessima figura, non solo scansare il pericolo di unghie laccate che esplodono come frecce d’indiani, ma anche (e più che altro) risparmiare a chi ti segue un’attesa noiosa, logorante, scandita solo da eccitanti fughe con la mente tra le caramelle di seconda lega che affiancano le casse e le ricariche da 100 Euro. Non sei degna di un supermercato. Forse non sei neanche degna di questa vita, che pure è mesta.

3 commenti

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3 risposte a “Quel problema col sacchetto

  1. psychopapera

    Ovviamente, queste persone pagano sempre DOPO aver infilato tutto nei sacchetti, mica prima così la fila intanto può proseguire….

  2. Pingback: La spesa deficiente | Enjoy fastidio

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